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lunedì 22 luglio 2013

Rats - Notte di terrore



"Mutanti di un disastro nucleare" 

Frase di lancio originale del film


Video/Richard Cross [Gianni Franco] :-[cercando di riparare un computer rotto] "Questa stupida macchina ha bisogno di un calcio nelle palle!"

Può una sola scena fare di un film altrimenti non memorabile, qualcosa di indimenticabile? Che vale assolutamente la pena di vedere?
Questa era la domanda sulla quale sono stato costretto a riflettere quando ho di nuovo scritto una recensione,dalla prima che scrissi nel 1985, di "Rats: Notte di terrore".

"Rats: Notte di Terrore" si apre nel 23 ° secolo. Come risultato di una guerra nucleare, la Terra è stata trasformata in un barbaro deserto. Mentre la maggior parte del genere umano si è ritirato a vivere nei sotterranei, piccole bande di sciacalli di superficie occasionalmente si vestono come una tribute band dei New Order e se ne vanno a giro sulle loro motociclette. Il film segue un gruppo di questi sopravvissuti alla ricerca di cibo, imbattersi in una città fantasma, deserta, e alla fine finire per essere attaccati da centinaia di ratti.
Per la maggior parte, questo è il film. Nessuno dei personaggi è memorabile (anche se ci sono l'attivissimo stuntman del nostro cinema di genere Ottaviano Dell'Acqua [come Richard Raymond] nel ruolo di Kurt, sua unica parte da protagonista, e Massimo Vanni [col suo pseudonimo anglofono di Alex McBride, nella parte di Taurus]) e anche i cosiddetti talponi sembrano essere annoiati. Per la maggior parte, il film non raggiungerebbe mai la fama che indubbiamente possiede nè sarebbe da rivedere, tranne per la scena finale. Dopo 90 minuti di languido caos, "Rats: notte di terrore" si presenta quindi con la celebre suddetta scena che riesce ad essere strana, brillante, e in modo intorpidente assurda, il tutto allo stesso tempo. La scena deve semplicemente essere vista, per poter essere creduta.
Bruno Mattei diceva spesso che "Rats: notte di terrore" era il suo film preferito del numero innumerevole di lavori di ogni genere da lui montati o diretti o ai quali aveva semplicemente collaborato, più di "Virus, l'inferno dei morti viventi(1980), e "L'Altro inferno"(1980) co-diretto con Claudio Fragasso, mentre è finalmente generalmente accettato che Mattei era il regista di alcuni dei più casarecci B-movie della storia del cinema di genere italiano, avendolo anche ben conosciuto,  ho sempre avuto per lui una subdola ammirazione. E' difficile non stimare qualcuno che sfidi ogni canone nel perseguire il suo sogno. Il sogno di Mattei era quello di fare film e non ha mai lasciato a qualcosa di simile al budget o al talento di impedirgli di fare cinema a suo modo. Mentre Mattei è meglio conosciuto per aver assunto la direzione di "Zombi 3" dopo che Lucio Fulci si ritirò dal set per motivi di salute, è stato un regista prolifico che si dilettava in ogni genere: "Rats. Notte di terrore" è il suo contributo al genere post-apocalittico.
Per un breve periodo negli anni ottanta, l'attenzione dei registi italiani di genere si trasferì dal cannibalico, dal Giallo e dallo zombesco e si sono invece concentrati sul fare film sui motociclisti post-apocalittici. Per la maggior parte, in questo mini- filone non sono mai state realizzate grandi opere degne di una trasposizione da "The Road". C'è una schiacciante povertà di mezzi e idee, in molte di loro. E se l'obiettivo di fondo del cinema di genere italiano è stato quello di fare film che potessero passare per produzioni degli studio americani, allora il genere post-apocalittico è però ciò nonostante uno dei più vicini all'obiettivo che si sia riusciti a realizzare in Italia. A differenza dei film di zombie o dei Gialli, l'unica cosa che era ovviamente italiana circa la maggior parte di questi titoli, è stata la partecipazione a vario titolo di George Eastman/Luigi Montefiori.
"Rats: notte di terrore", stranamente, non ha la partecipazione di George Eastman/Luigi Montefiori. Ciò che fa funzionare il film sono infatti i molti talponi. Ci viene continuamente detto per tutto il film, che questi talponi mutanti sono in realtà ratti, ma no, sono talponi mutati dalle radiazioni e sono abbastanza, ovviamente, non solo talponi,  ma anche talponi intelligenti e voracissimi!
Io non ho mai avuto la fobia  dei ratti. Mi ricordo ancora di quando avevo 12 anni e nelle campagne della Maremma c'era un posto in cui ogni tanto trovavo dei talponi morti dal veleno o uccisi squarciati dai tanti gatti. Alle volte mi mettevo dei guanti di gomma, e grazie ad una sporta in cui li infilavo me ne portavo via ogni volta qualcuno, quanti fantastici scherzi che ci ho fatto. Una volta ce n'era uno che emanava un puzzo di morto, ma quanto puzzava, andai alla Coop lo misi direttamente nel cesto della spesa di una delle più belle tope del posto.Un'altra volta ne tirai tre 3 direttamente oltre il muro del parcheggio mezzi della Polizia Municipale. Una volta -che mi ricordi ancora-, passai veloce veloce pedalando in bici e con la massima forza ne tirai uno (tra l'altro tutto mèzzo e fràcico) direttamente in faccia ad una vecchia ottantenne che se ne stava con la sorella vecchia pure lei, non ho mai saputo se poi sia morta d'infarto o simili per il talpone, ma fatto sta non l'ho più vista. Mi ero quasi abituato alla loro puzza e non mi dava più fastidio, mi ci sarei pure potuto profumare sotto le ascelle con uno di quei bei talponi stecchiti, come in quella ganza pubblicità col ragazzo asociale che si profuma strusciandosi addosso sotto la camicia, un bel merluzzo. Tutta questa digressione autobiografica per spiegare quanto io -personalmente- non abbia mai avuto alcuna repulsione dei ratti, tanto meno nessuna fobia. Anzi, li ho sempre trovati carini con quelle zampette prensili, la codina e gli occhietti rossi ecc... specie quelli bianchi di campagna o granaio, e come si dice anche, "cavie da laboratorio".
Non è certo quindi il vedere così tanti topi in un film come "Rats", che mi può minimamente mettere a disagio (o, come detto, tantomeno nella vita reale), non riesco proprio a capire come in molte persone la sensazione possa essere addirittura quella di farli venire i brividi. Certo, ci sono anche alcune persone isteriche -spesso giovanissime fichette- che hanno la fobia persino dei piccioni (sarà perché sono comunque "uccelli"?) manco fossero appunto talponi d'Arno malati di leptospirosi, ma a quest'ultime consiglio sempre la via per il Dott. Cassano.
D'altra parte, ogni volta che vedo un talpone, mi ricordo sempre di quel magnifico episodio di "South Park" in cui il signor Garrison, nel tentativo di essere licenziato, fa il signor Slave suo nuovo assistente di insegnamento.
E ogni volta che ho rivisto "Rats: notte di terrore", mi sono ricordato degli episodi "pandemici" di "South Park", perché i talponi in questo film sembrano essere circa della stessa naturalezza aggressiva quale quella di un gruppo di porcellini d'India vestiti come pirati.

Sì dunque, "Rats: Notte di Terrore" ha almeno metà del film che contrasta con la seconda parte. I personaggi sono noiosi, i temibilissimi ratti mutanti sono semplici talponi di Cinecittà, e il regista è il bravo e simpaticissimo, sempre abbastanza casereccio Bruno Mattei. Ma come detto, per la suddetta scena non è facile nè auspicabile, liquidare questo film. Vorrei poter dire qualcosa sulla scena senza rivelare tutto con un gigantesco spoiler. Vorrei che ci fosse un modo. Potrei tranquillamente spandermi su quanto sia strana, stupida, e al contempo stranamente meravigliosa, sempre la scena di cui stiamo parlando dall'inizio, quasi un'estremizzazione e una "continuazione" "rovesciata" e sicuramente non intenzionalmente voluta del celebre finale de "La Notte dei morti viventi".
Ma vi dò un indizio concernente alla stessa. Succede come detto alla fine. Non ha assolutamente alcun senso ed è così estremamente strana che in realtà ti fa chiedere se magari l'intero film è stato pensato per essere in qualche modo satirico. La cosa particolarmente bizzarra è che la maggior parte degli spettatori di solito indovinano per tutto "Rats"le scene che seguiranno, una dopo l'altra. Prima di arrivare al finale. E allora mi viene da pensare: "No, niente da fare. Non c'è modo per prevedere ciò che sta per accadere. "
Così, per un ritorno alla domanda iniziale, può una sola scena fare sì un intero film sia da vedere?
Nel caso di "Rats: notte di terrore", la risposta è sì.

In Germania questo film venne presentato come la terza parte della serie de "I Guerrieri del Bronx" di Enzo G. Castellari.


Napoleone Wilson










4 commenti:

  1. Gus, un'altra scena incredibile del film si vede in uno dei frame che hai postato su innanzi. Il topastro che esce dalla bocca diGeretta Gee a dormire nel sacco a pelo. Indoviniamo un po' da dove gli sono entrati dentro e si sono aperti la loro "strada"....

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  2. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  3. Non è riportato da molte parti, ma un trivia molto interessante sul film è che a Cinecittà per l'arredamento degli interni della città abbandonata, e in particolare quello dell'albergo in cui si svolge la maggior parte di esso, furono riutilizzati quelli delle scenografie di Carlo Simi create poco prima per "C'era una volta in America".Opportunamente invecchiati e implverati. Incredibile, ma vero.

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  4. Grazie Napoleone, rece molto divertente!
    Non posso che concordare con quel che dici sul finale. E' un finale che non può non colpire lo spettatore, oltre che inaspettato lo trovai molto horror e mi ricordò il finale di Don't look now, un film che davvero mi rimane in mente solo per il finale. Questo Rats, seppur con l'evolversi di trama scontato mi piacque di più.

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